info@nog7.it
Borgo Egnazia

Tavolo Regionale di Coordinamento No G7

Le nostre osservazioni alla PCI LIst 2025 della Commissione Europea

Ogni 2 anni la Commissione Europea esamina la lista dei progetti di interesse comune o mutuale presentate dalle ENTSOG, le società che trasportano energia.  Si tratta di infrastrutture di trasporto energia come: i metanodotti: gasdotti di metano, spesso dichiarati hydrogen-ready, che possono anche trasportare un mix tra il 5 – 10% di idrogeno. Dall’ultima PCI list 2022 non si possono più presentare tali progetti, ex art. 24 della Regulation (EU) 2022/869. ma con le eccezioni del gasdotto Melita e il gasdotto Eastmed con annesso gasdotto Poseidon.

I progetti presentati sono:

  • Italian H2 Backbone, 1940 km da Gela, Sicilia fino a Bologna per portare l’idrogeno da Tunisia e Algeria in Austria e Germania
  • Poggio Renatico – Passo Gries che collega l’Italian H2 Backbone all’entry point svizzero verso la Germania
  • Italy Slovenia-Hungary H2 Corridor che collega l’Italian H2 Backbone all’entry point verso l’Austria, Slovenia, Ungheria
  • H2 Poseidon Pipeline una linea H2 parallela a Poseidon metanodotto hydrogen-ready inutile fino a Taranto
  • North Adriatic H2 Terminal della Laguna di Venezia per importare ammoniaca da riformare poi in idrogeno
  • Fiume Treste della Stogit, di stoccaggio di idrogeno, sotto forma di ammoniaca

Leggi i dettagli:

Il Movimento No TAP/SNAM di Brindisi guarda con diffidenza il reinserimento per la quarta volta di Melita nella PCI list.

Siamo stati di nuovo a Malta a gennaio 2025 dai nostri amici ambientalisti, e nulla è cambiato negli ultimi anni: niente pale eoliche, niente impianti fotovoltaici, se non qualche piccolo impianto domestico nell’isola di sole e vento.

Tutta l’energia è prodotta a Delimara dal rigassificatore della Socar con GNL azero trasportato via nave. Tutto è elettrico, dalle case, ai climatizzatori, agli impianti aziendali e industriali.

La Commissione europea giustifica Melita col fatto che Malta è stata esclusa dalla rete europea a gas, ma non ne bisogno, proprio ora a pochi anni del 2035 e gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Sarebbe solo profitto per ENI e SNAM proprietari degli impianti a Gela e un ulteriore occasione di mazzette per una parte di classi politica e imprenditoriale maltese: dopo lo scandalo delle Bahamas Papers in cui erano coinvolti ministri, poi l’Azeri Laundromat con le mazzette ricevute dall’Azerbaijan per far approvare ai MEP maltesi la risoluzione che dichiarare l’Azerbaijan un paese che rispettava i diritti umani, poi l’assassinio della nostra amica giornalista Daphne Caruana Galizia che investigava questi casi di corruzione, la caduta del Governo e proprio a gennaio 2025 lo scandalo 17 Black che coinvolge i ministri Schembri e Camilleri proprio su soldi ricevuti in nero sempre dalla Socar.

In questa corruzione maltese i 348 milioni di finanziamento del Melita sarebbero una bella occasione.

Poi il progetto non spiega a cosa servirebbe tutto questo metano: a sostituire il GNL della Socar? E Melita è hydrogen-ready: ma chi consumerà questo idrogeno a Malta?

La Commissione farebbe meglio a finanziare progetti di energia rinnovabile poco costosa e impianti di stoccaggi a batteria e rendere Malta la prima nazione europea fossil-free.

.

Eastmed Poseidon

Seguiamo come Movimento No TAP/SNAM le vicende di EastMed Poseidon da molti anni: Eastmed era stato bocciato dal governo USA di Biden per inopportunità geopolitica dovute alle pretese della Turchia sul giacimento di Leviathan e per non aggravare la situazione di frontiera tra la Cipro greca e la parte turca, militarizzata.

Poseidon aveva ottenuto in Italia tutte le autorizzazioni, compreso il terminale di ricezione di Otranto proprio sulla costa in area con vincoli paesaggistici e faunistici. Ma durante i sondaggi ante-operam sugli 8 ettari di terreno del Pipeline Receiving Terminal fu scoperta una discarica di rifiuti pericolosi e fermato il cantiere. Ad oggi è tutto li abbandonato e pieno di rifiuti. Le autorizzazioni sono tutte scadute da anni

Ora leggiamo nel progetto Eastmed che quel gas, con inspiegabile deroga all’art.24, dovrebbe arrivare a Otranto tramite Poseidon. E addirittura una seconda pipeline parallela, di solo idrogeno, H2Poseidon, fino a Taranto per collegarsi all’Italian H2 Backbone. Due pipeline sullo stesso tracciato: Poseidon hydrogen-ready, e H2Poseidon di solo idrogeno: ma è un errore o è voluto? E tutte e due le pipeline dello stesso promoter, cioè IGI Poseidon che è promoter anche di Eastmed.

Otranto, a livello di rete nazionale gas, è completamente isolata: non ha interconnessioni con TAP SNAM fino a Melendugno.

Per H2Poseidon c’è un altro doppione: Hy2Infra H2 Valley Apulia che arriva da Brindisi sempre a Taranto e che riconverte il vecchio gasdotto Matagiola Palagiano, 18 pollici.

La Puglia, dopo la chiusura della megacentrale a carbone di Brindisi e il petrolchimico ENI Versalis si sta convertendo alle rinnovabili e all’eettrico con una megafactory di batterie elettriche e la Green Hydrogen Valley di Brindisi e Taranto.

Non abbiamo bisogno di ulteriore metano, né di idrogeno importato. La Puglia produce tramite eolico e fotovoltaico oltre il doppio di energia di quella che consuma.

E non vorremmo che queste nuove opere obsolete e inutili distruggano ulteriormente il nostro ambiente, come successo con la società Trans Adriatic Pipeline, che è ancora sotto processo al tribunale di Lecce per disastro ambientale.

Osservazioni contro gli idrogenodotti

1. La sostenibilità e il raggiungimento dei criteri integrazione del mercato, sicurezza dell' approvvigionamento e  concorrenza per i progetti sull'idrogeno

Molti delle dorsali di base dell’infrastruttura, come il SoutH2 Corridor o Estmed Poseidon per l’Italia, sono veri e propri gasdotti di metano, che vengono ora dichiarati hydrogen-ready già nel nome, ma che in realtà trasportano anche piccole quantità di idrogeno o promettono di trasportarne in futuro, almeno nel 2035.

Per cui non sono sostenibili, ne ambientalmente, ne climaticamente, ne in prospettiva di riduzione o azzeramento al 2050 delle emissioni, ne economicamente in termine di mercato, ne socialmente.

Sono gli stessi progetti allargati ed estesi che ci proponevano le stesse TSO come metanodotti per diversificare le fonti di approvvigionamento del gas, con l’aggiunta dell’appellativo H2 o Green , ma che in realtà aggiungono piccole quantità di idrogeno prodotto sempre da metano, e che hanno gli stessi effetti climalteranti globali, che invece vorrebbero “de carbonizzare”. Business as usual.

E’ un greenwashing di ENI, SNAM, Edison e altri, che ci hanno sempre trasportato metano e che ora vorrebbero trasportarne di più e di nuovo, addolcito da un po’ di idrogeno di produzione fossile e con a parte un po’ di ammoniaca.

Il tutto è inserito in un mercato delle energie che è profondamente cambiato negli ultimi anni, dopo l’emanazione della Strategia Europea sull’Idrogeno: poco è stato realizzato di quel Piano e siamo ormai al mid term: poche infrastrutture, pochi end consumer points, poche auto o trasporto pesante a idrogeno, perché mancano le stazioni di rifornimento, solo qualche sperimentale treno o nave a idrogeno.

Pochi progetti di riconversione di produzioni hard-to-abate, come l’acciaieria Ilva di Taranto.

 E intanto avanza il mercato elettrico: termoconvertori, auto elettriche con la fine della produzione di motori a scoppio, come quelli alimentati a idrogeno.

Quasi 200 progetti di idrogeno: chi dovrebbe consumare tutto questo idrogeno, se l’industria auto motive, trasporto pesante su strada, su rotaia e navi stanno prendendo un'altra direzione, voluta propria dalle politiche europee?

Cosa c’è di sostenibile nel costruire migliaia di km di idrogenodotti inutili, che trasporteranno per lo più metano e forse un giorno, se il mercato lo richiederà, anche idrogeno? Cosa c’è di sostenibile nella combustione di metano o nell’elettrolisi del metano per produrre idrogeno grigio con le stesse emissioni di CO2? Dove sono i CCS per catturare la CO2 per produrre idrogeno compensato?

E che senso ha il CCS: solo quello di continuare con le emissioni, business as usual, e nascondere la CO2 sotto mare.

E la sicurezza di approvvigionamento di idrogeno che ha avrà forse una offerta esagerata dalla Commissione, ma ad oggi pochissima domanda. E quale concorrenza, se non quella delle rinnovabili e dell’elettrico.

2. Necessità del progetto da una prospettiva di politica energetica, che contribuisce al raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici dell'UE

Crediamo che l’idrogeno nella prospettiva di politica energetica rischia, offerto in modo così massiccio da questo progetto, di essere una scelta molto azzardata e rischiosa, proprio perché manca un end consumer e una rete locale di utilizzo: questa presuppone un costoso rinnovo degli impianti industriali e domestici, reti cittadine locali come quelle del gas per la distribuzione. Ma soprattutto l’idrogeno è costoso se prodotto in modo sostenibile, per cui non può affiancarsi allo sviluppo repentino che hanno le fonti veramente rinnovabili, come eolico e fotovoltaico e l’elettrico e i motori endotermici.

Perché l’idrogeno non è veramente rinnovabile, deve essere prodotto continuamente e se elettrolizzatori o idrolizza tori sono alimentati con eolico o solare, circa 2/3 di tale energia è sprecata nel processo di produzione dell’idrogeno.

A pensare che l’uomo è andato sulla luna 60 anni fa con un motore a idrogeno… E che auto a idrogeno esistono da oltre 30 anni. Il compianto Papa Francesco ha ricevuto come regalo anni fa una Hyundai a idrogeno: è ancora ferma nei garage del Vaticano, perché la stazione di rifornimento idrogeno più vicino si trova a Bolzano, a 600 km da Roma.

E sicuramente questo afflusso ingente di metano blended con idrogeno o l’idrogeno puro prodotto però sempre da metano, non contribuirà (dobbiamo usare il futuro) al raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici dell'UE con le sue massicce emissioni di CO2.

La Commissione Europea non dovrebbe permettere alle solite TSO di continuare a fare business-as-usual a danno dei contribuenti europei, ma fissare limiti ben precisi sull’idrogeno, la sua provenienza e la quantità globale di emissioni durante tutto il life-cycle di produzione.

E la Commissione non considera i danni ambientali causati dalla costruzione di queste pipeline, i diritti delle popolazioni attraversati da queste infrastrutture, che spesso sono inutili, doppioni e che rischiano di diventare stranded-assets. Non è un progetto necessario.

Lascia un commento